Arte contemporanea – Omar Aprile Ronda
MUTAZIONI GENETICHE
LA PIRAMIDE D’ORO
GHIACCIAI DEL MONTE BIANCO 1990
In Val Ferret approda un’idea ben precisa, eppure cangiante, di Monte Bianco, quella di un simbolo estremamente duttile, in grado di essere declinato in tanti modi. Pensieri, materiali e intuizioni diventano arte, sulle orme anche di Omar Ronda (1947-2017) che nel 1990 portò, con l’aiuto delle guide Renzino Cosson e Massimo Datrino, sul ghiacciaio della Brenva la sua installazione “Mutazioni Genetiche”, con l’intento di spingere l’uomo oltre i suoi limiti. Ronda, con la sua piramide d’oro e la sua vegetazione desertica di plastica, si poneva come obiettivo quello di esplorare il Monte Bianco sotto tre grandi aspetti. Quello estetico, in quanto il Massiccio era, fino al 1990, ancora incontaminato e assumeva le caratteristiche di un paradiso dove l’uomo non era arrivato in massa, l’aspetto filosofico per la posa della piramide dorata che conferiva alla montagna un’aura di eternità, la stessa delle piramidi, da 5000 anni simbolo di una perfezione intramontabile, infine l’aspetto sociale, forse il più importante, anche alla luce del mondo che cambia. Quest’ultima facciata, quella sociale, ci restituisce una doppia immagine della montagna più alta d’Europa: da una parte la neve e la silenziosa maestosità del Monte Bianco, dall’altra la vegetazione desertica dei cactus, creati e posizionati da Ronda. In questo senso, l’artista si dice spiazzato dall’eventualità che a più di 4500m un giorno potrebbe esserci della vegetazione, significa che qualcosa nel mondo sta cambiando, eppure nel 1990 era ancora lontano l’eco del cambiamento climatico globale.
AUTOMUTAZIONE
La Piramide d’oro è un’azione che ha coinvolto il mio corpo, i miei pensieri, la mia vita, tutto me stesso. Ho scelto un punto estremo del mondo: i ghiacciai del Monte Bianco, un luogo puro, incontaminato. Là ho vissuto un tempo intenso della mia esistenza, un tempo che ha mutato profondamente ogni mia cellula.